Appello a un referendum morale A nessuno piacerebbe
svegliarsi una mattina e scoprire che tutti i giornali, il "Corriere della
Sera", "la Repubblica", la "Stampa", il "Messaggero", "il Giornale", e via
via dall’"Unità" al "Manifesto", compresi i settimanali e i mensili, dall’
"Espresso" a "Novella 2000", sino a questa rivista on-line che state
leggendo, appartengono tutti allo stesso proprietario e fatalmente ne
riflettono le opinioni. Ci sentiremmo meno liberi.
Ma è quello che accadrebbe con una vittoria del Polo che si dice delle
Libertà. Lo stesso padrone avrebbe per proprietà privata tre reti
televisive e per controllo politico le altre tre - e le sei maggiori reti
televisive nazionali contano più, per formare l’opinione pubblica, di
tutti i giornali messi insieme. Lo stesso proprietario ha già sotto
controllo quotidiani e riviste importanti, ma si sa cosa accade in questi
casi: altri giornali si allineerebbero all’area governativa, vuoi per
tradizione vuoi perché i loro proprietari riterrebbero utile ai propri
interessi nominare direttori vicini alla nuova maggioranza. In breve si
avrebbe un regime di fatto.
Per regime di fatto bisogna intendere un fenomeno che si verificherebbe
da solo, anche se si assume che Berlusconi è uomo di assoluta
correttezza, che la sua ricchezza si è costituita in modo inappuntabile,
che il suo desiderio di giovare al paese anche contro i propri interessi è
sincero. Qualora un uomo si trovasse a poter controllare di fatto tutte le
fonti d’informazione del proprio paese, neppure se fosse un santo potrebbe
sottrarsi alla tentazione di gestirlo secondo la logica che il sistema
imporrebbe e, quand’anche facesse del suo meglio per sottrarsi a tale
tentazione, il regime di fatto sarebbe gestito dai suoi collaboratori. Non
si è mai visto, nella storia di alcun paese, un giornale o una catena
televisiva che iniziano spontaneamente una campagna contro il proprio
proprietario.
Questa situazione, conosciuta ormai nel mondo come l’anomalia italiana,
dovrebbe essere sufficiente per stabilire che una vittoria del Polo, nel
nostro paese, non equivarrebbe – come molti politologi affermano – a una
normale alternanza tra destre e sinistre, che fa parte della dialettica
democratica. L’instaurazione di un regime di fatto (che, ripeto, si
instaura al di là delle volontà individuali) non fa parte di alcuna
dialettica democratica.
Per chiarire perché la nostra anomalia non allarma la maggioranza degli
italiani occorre esaminare anzitutto quale sia l’elettorato potenziale del
Polo. Esso si divide in due categorie. Il primo è l’Elettorato Motivato.
È fatto da coloro che aderiscono al Polo per effettiva convinzione. È
convinzione motivata quella del leghista delirante che vorrebbe mettere
extracomunitari e possibilmente meridionali in vagoni piombati; quella del
leghista moderato il quale ritiene conveniente difendere gli interessi
particolari della propria area geografica pensando che possa vivere e
prosperare separata e blindata dal resto del mondo; quella dell’ex
fascista che, pur accettando (magari obtorto collo) l’ordine
democratico, intende difendere i propri valori nazionalistici, e
intraprendere una revisione radicale della storia del Novecento; quella
dell’imprenditore che ritiene (giustamente) che le eventuali
defiscalizzazioni promesse dal Polo sarebbero soltanto a favore degli
abbienti; quella di coloro che, avendo avuto contenziosi con la
magistratura, vedono nel Polo un’alleanza che porrà freno all’indipendenza
dei pubblici ministeri; quella di coloro che non vogliono che le loro
tasse siano spese per le aree depresse. Per tutti costoro l’anomalia e il
regime di fatto, se non benvenuti, sono in ogni caso un pedaggio di poco
conto da pagare per vedere realizzati i propri fini – e pertanto nessuna
argomentazione contraria potrà smuoverli da una decisione presa a ragion
veduta.
La seconda categoria, che chiameremo Elettorato Affascinato, certamente
la più numerosa, è quella di chi non ha un’opinione politica definita, ma
ha fondato il proprio sistema di valori sull’educazione strisciante
impartita da decenni dalle televisioni, e non solo da quelle di
Berlusconi. Per costoro valgono ideali di benessere materiale e una
visione mitica della vita, non dissimile da quella di coloro che
chiameremo genericamente i Migranti Albanesi. Il Migrante Albanese non
penserebbe neppure a venire in Italia se la televisione gli avesse
mostrato per anni solo l’Italia di Roma città aperta, di
Ossessione, di Paisà – e si terrebbe anzi lontano da questa
terra infelice. Migra perché conosce un’Italia in cui una televisione
ricca e colorata distribuisce facilmente ricchezza a chi sa che il nome di
Garibaldi era Giuseppe, un’Italia dello spettacolo.
Ora a questo elettorato che, tra l’altro (come dicono le statistiche),
legge pochi quotidiani e pochissimi libri, poco importa che si instauri un
regime di fatto, che non diminuirebbe, anzi aumenterebbe la quantità di
spettacolo cui è stato abituato. Fa quindi sorridere che ci si ostini a
sensibilizzarlo parlando del conflitto d’interessi. La risposta che si
ascolta sovente in giro è che a nessuno importa che Berlusconi si faccia i
propri interessi se promette di difendere i loro. A questi elettori non
vale dire che Berlusconi modificherebbe la Costituzione, primo perché la
Costituzione non l’hanno mai letta, e secondo perché hanno persino sentito
parlare di modificazioni della Costituzione da parte dell’Ulivo. E allora?
Quale articolo della costituzione possa poi essere modificato, è per loro
irrilevante. Non dimentichiamo che subito dopo la Costituente
Candido ironizzava con vignette salaci sull’articolo secondo il
quale la repubblica difende il paesaggio, come se si trattasse di un
bizzarro e irrilevante invito al giardinaggio. Che quell’articolo
anticipasse le attuali e tremende preoccupazioni per la salvezza
dell’ambiente sfuggiva non solo al grande pubblico, ma persino a
giornalisti informati.
A questo elettorato non vale gridare che Berlusconi metterebbe la
mordacchia ai magistrati, perché l’idea della giustizia si associa a
quella di minaccia e intrusione nei propri affari privati. Questo
elettorato afferma candidamente che un presidente ricco almeno non
ruberebbe perché concepisce la corruzione in termini di milioni o
centinaia di milioni, non in termini astronomici di migliaia di miliardi.
Questi elettori pensano (e con ragione) che Berlusconi non si farebbe mai
corrompere da una bustarella pari al costo di un appartamento tricamere
con bagno, o dal regalo di una grossa cilindrata, ma (come del resto quasi
tutti noi) trovano impercettibile la differenza tra diecimila e ventimila
miliardi. L’idea che un parlamento controllato dalla nuova maggioranza
possa votare una legge che, per una catena di cause ed effetti non
immediatamente comprensibile, possa fruttare al capo del governo mille
miliardi, non corrisponde alla loro nozione quotidiana del dare e avere,
comperare, vendere o barattare. Che senso ha parlare a questi elettori di
off shore, quando al massimo su quelle spiagge esotiche desiderano
poter fare una settimana di vacanza con volo charter?
Che senso ha parlare a questi elettori dell’"Economist", quando
ignorano anche il titolo di molti giornali italiani e non sanno di che
tendenza siano, e salendo in treno comperano indifferentemente una rivista
di destra o di sinistra purché ci sia un sedere in copertina? Questo
elettorato è pertanto insensibile a ogni accusa, al riparo da ogni
preoccupazione di regime di fatto. Esso è stato prodotto dalla nostra
società, con anni e anni di attenzione ai valori del successo e della
ricchezza facile, è stato prodotto anche dalla stampa e dalla televisione
non di destra, è stato prodotto da parate di modelle flessuose, da madri
che abbracciano finalmente il figlio emigrato in Australia, da coppie che
ottengono il riconoscimento dei vicini perché hanno esibito le proprie
crisi coniugali davanti a una telecamera, dal Sacro spesso trasformato in
spettacolo, dall’ideologia che basta grattare per vincere, dallo scarso
fascino mediatico di ogni notizia che dica quello che le statistiche
provano, che la criminalità è diminuita, mentre è ben più morbosamente
visibile il caso di criminalità efferata, che induce a pensare che quello
che è accaduto una volta potrebbe accadere domani a tutti.
Questo Elettorato Affascinato sarà quello che farà vincere il Polo.
L’Italia che avremo sarà quella che esso ha voluto.
Di fronte all’Elettorato Motivato e all’Elettorato Affascinato della
destra, il maggior pericolo per il nostro paese è però costituito
dall’Elettorato Demotivato di sinistra (e si dice sinistra nel senso più
ampio del termine, dal vecchio laico repubblicano al ragazzo di
Rifondazione, sino al cattolico del volontariato che non si fida più della
classe politica). È la massa di coloro che tutte le cose dette sinora le
sanno (e non avrebbero neppure bisogno di sentirle ripetere), ma si
sentono delusi dal governo uscente, di fronte a ciò che si attendevano
considerano tiepidamente quello che hanno ricevuto, e si evirano per far
dispetto alla moglie. Per punire chi non li ha soddisfatti, faranno
vincere il regime di fatto. La responsabilità morale di costoro è enorme,
e la Storia domani non criticherà i drogati delle telenovelas, che avranno
avuto la telenovela che volevano, ma coloro che, pur leggendo libri e
giornali – non si sono ancora resi conto o cercano disperatamente di
ignorare che quello che ci attende tra qualche giorno non sono elezioni
normali, bensì un Referendum Morale. Nella misura in cui rifiuteranno
questa presa di coscienza, sono destinati al girone degli ignavi.
Contro l’ignavia si chiamano ora anche gli incerti e i delusi a
sottoscrivere un appello molto semplice, che non li obbliga e condividere
tutte le considerazioni di questo articolo, solo la parte che segue in
grassetto. Contro l’instaurazione di un regime di fatto, contro
l’ideologia dello spettacolo, per salvaguardare nel nostro Paese la
molteplicità dell’informazione, consideriamo le prossime elezioni come un
Referendum Morale a cui nessuno ha diritto di sottrarsi. Questo
sarà per molti un appello a mettersi una mano sulla coscienza e ad
assumersi la propria responsabilità. Perché "nessun uomo è un’isola… Non
mandare mai a chiedere per chi suona la campana: essa suona per te."
Per aderire a questo appello, scrivi a
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