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Il Libro dei Lettori
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<carmen@SPAM?NO!carmencovito.com> (), Vabbè, ragazzi, se adesso vi mettete anche a pubblicizzare pagine varie (vedi sotto) questa diventerà la fiera della gomma da cancellare: fatichiamo già abbastanza a far sparire le poesie! Che ne direste di innescare qualche discussione sui romanzi che leggete? Grazie. Godot <godot@SPAM?NO!innocent.com> Calabria (25), Good.... Please, visit my best site: http://www.cigo.net/ Antonio Censabella <1@SPAM?NO!sussidiario.it> Palermo (34), Notizie su Camern Covito, sono disponibili anche presso la URL : http://sussidiario.it/letteratura/italiana/900 la Guida Storico-Didattico-Culturale. gianluca mariani <g.mariani@SPAM?NO!pronet.it> Falconara M.ma (29), Meraviglioso "La bruttina stagionata",bello anche se un pò tenebroso "Del perchè i porcospini attraversano la strada" Con affetto Bérengère Savarin <berengeresavarin@SPAM?NO!minitel.net> Nantes (19), Cara Carmen, vorrei solo dirle la mia gratitudine per la sua visita a Nantes. E' stato un immenso piacere poterla incontrare, ed anche accompagnarla per qualche minuto in tram, tra il katorza e l'università. Sto leggendo "la bruttina stagionata" e l'ho quasi finita. Mi è piaciuto davvero: il ritmo del testo è cosi' vivace... E leggendo, ripenso spesso a quello che aveva detto a proposito del suo scopo litterario. Per chiudere questo breve messaggio, la ringrazio ancora di esser venuta qui da noi. Cristiano <> Roma (33), Accipicchia! Il mio messaggio è stato cancellato. Che peccato. Non avevo mai scritto niente di fangoso prima d'ora, o non me n'ero mai accorto. Vabbè, chiedo scusa a Carmen se l'ho offesa. Oggetto: un omaggio a Stanley Kubrick <> (), Da: lorenzo miglioli - Data: domenica 7 marzo 1999 - scusate ma sento il dovere di rendere omaggio a stanley kubrick a mio modo di vedere il più grande autore di sempre - un filosofo e uno scienziato con la cinepresa in mano - esistono mestieranti (registi, scrittori, eccetera) e pensatori ricercatori dell'essenza, kubrick era il più vicino alla meta - il QI del pianeta collassa miserevolmente e adesso ci toccherà anche di sentire una marea di specchi blaterare della persona scomparsa davanti all'immagine. è un grande dolore. - A: Lorenzo Miglioli, e a tutti noi - Sono profondamente d'accordo. Carmen Covito Elio Paoloni <e.paoloni@SPAM?NO!mail2.clio.it> Nostalgia de che? Lo stato della letteratura italiana contemporanea? Parlarne significa, inevitabilmente, "lamentarsi dei mali della - ". Fuorviante, come parlare dei mali della politica italiana. Non sono mali della politica, o delle lettere: sono mali d'Italia. Perché mai un paese di cialtroni dovrebbe pullulare di seri ministri e seri scrittori (e seri critici e seri editori)? E' giusto e naturale che gli operatori culturali abbiano la stessa levatura dei faccendieri, pubblici e privati. Qualunquismo? Antropologia a buon mercato? Semplicemente Leopardi. Solo gli ignoranti possono lamentare una perduta età dell'oro. Chi conosce le prose e le epistole di Giacomino su italiani in genere e italiani letterati, specie romani, non si indigna più per il presente. Come chi ha messo gli occhi sulla nitida stratigrafia di gazzettieri, poeti e librai/editori eseguita da Balzac ne "Le illusioni perdute", o ha scovato nella biblioteca del nonno l'autobiografia di una prolifica autrice di libri per l'infanzia, a cavallo del secolo, con una spiazzante analisi bocconiana dei trucchi degli editori, al cui confronto i magnaccia albanesi sembrano chierichetti. Qualche dubbio resta. Come rimproverare al troppo brillante Arbasino il rimpianto dell'epoca in cui poteva chiacchierare con Flaiano o Pasolini, Sciascia o Manganelli? In cui D'Arrigo non si incontrava, è vero, ma - recluso nella stessa isola in cui moriva disperato (per colpa del più imbecille dei loro conterranei) Tomasi di Lampedusa - partoriva il più grande romanzo italiano del secolo (se vogliamo estendere la definizione al campo europeo, vale a dire mondiale, dobbiamo ridurre l'arco temporale agli ultimi ottant'anni). Uno accendeva la radio e ascoltava la prosa dell'Ingegnere, scriveva all'editore e gli rispondeva Calvino, già quasi depurato dall'intossicante Ideologia. E' vero che incontrando Moravia si incontrava pure Siciliano, ma non si può mica credere davvero al Paradiso. D'altro canto, in quell'età dell'oro un ottimo scrittore (trasformerò qui un'amnesia in quiz: di chi parlo?) ha dovuto andarsene dall'Italia, da duro toscano, e scrivere in spagnolo, in inglese, e fors'anche in altre lingue, per non sottostare alla legge dei clan (suggerimento da bravoconduttore: lo ha riscoperto Tondelli. Altro indizio: un suo racconto era incluso in una delle raccolte annuali di Selezione - sì, proprio del Reader's Digest). La normalità, in Italia, non è il Rinascimento, è quella di tanti, troppi secoli: mediocrità nei branchi fino allo scalpitare improvviso, incongruo, del purosangue solitario. Dal rimescolamento di un ineguagliabile calderone genetico, ecco qui un Mennea, là un eroe dell'Amba Alagi; qui un Ferrandino, anche lui esule, almeno all'inizio, là un Aldo Nove; qui un Carmelo Bene, là un Aldo Busi. Ecco, Busi. Il romanzo più importante dei nostri tempi. Credo che tutti possano convenire su questo. Il Venditore di collant lo è. O lo sarebbe. Con quella ripulitura promessa e mai avvenuta. Sorvolo sul prima. Ma dopo? Va bene essere ondivaghi, va bene infiocchettare i cazzi col saggismo filosofeggiante o pseudo-sociologico, va bene fregarsene della struttura del libro e tirarla - o andare in tiro - dove piace. Passino sfoghi isterici, rivalse personali e moralismo all'incontrario. La mancanza di rispetto per il lettore e le sue attese può addirittura essere un pregio. Ma la mancanza di rispetto per la scrittura - peggio: per se stessi - quella che trapela dalla banalità dei concetti, dalla facilità dei bersagli e dall'assoluto disinteresse per la lingua, quella no. Quando anonime pagine da articolista di provincia si alternano a passi dalla sintassi sconnessa, dal senso oscuro, privi di musicalità ma anche di una forza che non sia il livore, non si è in presenza di una ricerca sui vari registri o del tentativo di forzare i sensi. Busi vuol scrivere come parla, e se parla come parla in televisione, parla male. Busi non si rilegge, non si corregge. Si crede infallibile ma è solo diventato logorroico. E qui al lettore, inteso come acquirente del bene/libro, sorge un sospetto: è pura logorrea la causa di certe lungaggini e ripetizioni o gli editori hanno ricominciato a pagare tanto a parola, come nell'ottocento, e a tiranniche scadenze, come per Salgari? Dal capolavoro appena mancato alla cialtroneria. Mi sbaglio? Smentitemi. Spero, credetemi, di ricredermi. Quest'assonante ed accorato auspicio sarebbe un ottimo congedo se non fosse imperdonabile - e non solo diplomaticamente - non accennare all'opera dell'ospite. Ebbene, perché non ho menzionato tra i libri più importanti la Bruttina, se l'ho letto con piacere, anzi con gioia, e poi consigliato a tanti più volte definendolo realistico e sottile, piacevolissimo ma non superficiale? Cosa mi impedisce di apporvi il marchio della Grandezza? Cosa penso/pensiamo che sia la Grandezza? Ha a che fare con la sofferenza, intesa come nervi dolenti sempre affioranti? E' inscindibile dalla cattiveria, quella "spinta", "cosmica"? Quale quota di profondità si ritiene debba toccare? E' un attributo maschile? Aperto il dibattito. Roberto Tossani <aws@SPAM?NO!artworkstudio.com> Valdobbiadene (38), Ciao Carmen. Come ti avevo promesso, l'altro giorno è successo: sono entrato in libreria e "La bruttina stagionata" se ne stava lì. Così l'ho comprato (il libro, non la bruttina). A giorni probabilmente ti racconterò quello che ho provato, leggendolo. Intanto ti lascio in ostaggio un altro pezzetto di me che va a braccetto con l'Alì Babà precedente. E per quanto riguarda quelli come me, i due o tre grandi scrittori inediti di questo mondo, hai perfettamente ragione: tu non sei una talent-scout e noi spesso trituriamo l'anima altrui con la nostra smania di essere. D'altra parte siamo solo in due o tre, noi: anche se facciamo per mille. Ancora ciao, Carmen: anche se non ti conosco ti voglio bene, così, per come ti sento. "La Cosa che più mi consola è data dal fatto che, avendoci fatto a sua immagine e somiglianza, anche dio dovrebbe avere i suoi bei problemini ad esistere". Giorgio Gandolfo <g.gandolfo@SPAM?NO!didamed.com> Milano (33), I tuoi libri ed i tuoi racconti mi entusiasmano, mi caricano, mi riempiono, mi stupiscono piacevolmente. Dovro' proprio decidermi a fermarti alla fermata del tram... |
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