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Il Libro dei Lettori
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<milanisse@SPAM?NO!ftbcc.it> Sansepolcro (Ar) (43), Ciao Carmen, Un pò di tempo fa ti avevo chiesto il cellulare di Nureddin, apprendendo con tristezza che lui non ama queste modernità (non è che nel frattempo si è convertito?), il "tuo" nuovo look è bello (ma il tuo web designer Sanna non è per caso sardo? Sono sarda anche io), attenti però ai formati di date() mm/gg/aa, infatti leggere che il sito è stato aggiornato in data 01/05/99 fa uno strano effetto......, non è che nel tuo nuovo romanzo l'argomento sarà un fantascientifico viaggio nel futuro prossimo? Un abbraccio Paola Domenico Gangemi <gangemi@SPAM?NO!i-2000net.it> PALMI (48), Ho letto in questi giorni "Cecità" di Saramago, appena pubblicato da Einaudi. Sono andato fino in fondo per rispetto al nome, nella speranza che decollasse. Ma niente, proprio niente. Mi è sembrato una forzatura, il risultato di chi forse provava il bisogno "fisico" di scrivere e magari in quel periodo non aveva niente da dire. Non trasmette emozioni. E poi, oltre a essere una storia scontata (il che non è comunque reato), tutto sembra arruffato, forzato, per primi i dialoghi e i personaggi. Inoltre, troppo rammenta certi racconti a episodi dell'Intrepido che leggevo quando ero più giovane. Sono tuttavia ugualmente certo che famosi, e fumosi, critici ne tesseranno le lodi. Ahi, i critici. Questo aprirebbe un'altra piaga. Me la riservo per un'altra volta. Solo, mi permetto suggerire alla Covito, che apprezzo, di non profittarsi mai della notorietà, come mi pare abbia fatto stavolta Saramago. Che pubblichi solo le opere in cui crede, e nasconda in un angolo i tentativi mal riusciti. E' deprimente farsi comprare "alla memoria", per i meriti di precedenti opere. Come sono pure deprimenti i molti premi letterari anch'essi concessi "alla memoria" (che senso avrebbe farlo vincere, il premio, a uno sconosciuto che, propro perché tale, non darebbe lustro all'iniziativa?). Ma questa è già un'altra storia. Luciano Somma <somma@SPAM?NO!netlab.it> Napoli (58), La lettura d'un buon libro,di poesia o di narrativa,apre nuovi orizzonti alla mente e ci porta spesso in mondi lontanissimi dalla nostra quotidianita'. Tra questi, tra i preferiti, non puo' mancarne qualcuno di Carmen Covito. Carmen Covito <carmen@SPAM?NO!carmencovito.com> Internet (già 1anno in più...), Buon 1999 a voi tutti, lettori e visitatori passati e presenti! Buon 1999 al mio Webmaster, che mi darà ancora una preziosa mano per farvi diventare futuri. E, via, su, perché no?, buon 1999 anche a me :-) Sarah Genovese <genovese@SPAM?NO!media.unisi.it> Lucca (19), Carmen Covito, Castellammare di Stabia 1948: ironia, freddezza, intelligenza. L'estrema modernità del suo linguaggio, la capacità di dire tutto anche senza scriverlo, l'analisi di questa società così piena di errori ed orrori filtrata dalla penna di una donna che non prova vergogna nell'esprimere in modo brutale e diretto ciò che pensa attraverso i suoi personaggi. Una schiettezza che fa riflettere, che spesso porta a condividere, ma che più spesso può offendere, indignare. Non me. Leggere la Covito significa aprire gli occhi, entrare nel marcio che c'è in questa vita ed uscirne con un'arma più potente del denaro che ormai pare regolare ogni questione, più forte di una droga che ti allontana dalla realtà dandoti l'illusione di poter vivere al di fuori di essa, più forte dell'indifferenza; un'arma che si accompagna alla consapevolezza e che porta a reagire: l'ironia. Ironia, autoironia. Un mondo dove tutto è sesso (come per Ugo) , pazzia, irrazionalità (come per Lucia) , solitudine da quarantenne bruttina e stagionata (come per Marilina) , ma anche arte (come per Camacho e Arianna). E l'ironia Carmen Covito la esprime in ogni suo personaggio, in ogni frase o parola. Uno stile diretto e discorsivo, quella critica sottile e pungente all'ovvietà, alla società del "chissenefregadeglialtri". Questo è il linguaggio dei suoi libri, dei libri nei quali la Covito riproduce l'inquietudine e la scelleratezza di questa nostra realtà contemporanea. Tre libri, qualche racconto breve, dove si ritrova tutto, abilmente integrato a far da sfondo alla vita di pochi personaggi mai banali( perché nessuno, in realtà, è totalmente e profondamente normale) ma al contempo estremamente comuni. Ognuno con i suoi vizi, le sue fissazioni, le sue paure, le sue perversioni che si rivelano a noi che leggiamo, perché l'autrice per noi le indaga , ma che, come accade nel mondo reale, non sono percepibili dall'esterno. La paura di Nureddin di essere diverso dagli altri uomini, perché non circonciso, in un mondo di occidentali in cui tutto ciò è perfettamente normale, la paura di voler troppo bene che porta Lucia a conficcare una forchetta nel petto di Nureddin dopo aver fatto l'amore con lui, le pratiche sadomaso di Ugo. Non tutto è come appare. Lo sa bene Serenella; la sua voce estremamente sensuale ed avvolgente, dalla quale tutti restano ammaliati, si contrappone alla pesantezza e goffaggine del suo corpo, che fa fuggire chiunque, incontrandola, si aspettava di trovarsi davanti una donna bellissima. Lo sa anche Nureddin o, meglio, lo scoprirà maturando, perché: allora, chi è il suo vero padre? Non certo quello al quale ha sempre creduto di dovere qualcosa. Anche Marilina, che della sua intelligenza non sa che farsene di fronte a uomini che la giudicano per il suo aspetto, lo sa. Lei, però, è diversa; riuscirà a riscattarsi e l'ironia, ancora una volta, sarà la sua arma contro il mondo, che dovrà accettarla e finirà per apprezzarla. Questo mondo ci inganna, e noi ci inganniamo l'uno con l'altro ,e invece di progredire, regrediamo. Le grandi invenzioni della scienza, che portano Lucia a ritrovarsi con °°°°°°°° seni di silicone; la forza dei mass media e dello sviluppo tecnologico, che portano la Dama all'incapacità di comunicare, se non attraverso una tastiera. La corruzione del campo medico; la frenesia delle grandi città come Milano; l'immigrazione, testimoniata dall'esperienza di Nureddin; la vita notturna dei giovani; la discoteca , vista con gli occhi di una quarantenne disinibita, una Marilina che non comprende ma che vi entra a far parte; le storie da una botta e via. La dura condanna di snobismo agli ambienti borghesi della Chicca; l'amore , quasi sempre assente e l'onnipresenza del sesso; lo squallore di tante notti e il degrado della città.Tutto questo è realtà, è sotto i nostri occhi ogni giorno e noi facciamo spesso finta di non vederlo, esprimiamo con indignazione il nostro disgusto e ci voltiamo sentendoci tanto superiori a molte situazioni. Ma c'è chi come lei non riesce a far finta di non vedere e si sente in dovere di denunciare. Ed è per questo che la naturalezza con cui la Covito ci sbatte in faccia l'omosessualità di Camacho, il suo amore per la danza, la sua forza ed il suo genio non è altro che un tentativo di metterci di fronte a ciò che non vogliamo vedere ed accettare, per ricordarci che non c'è nessuno da condannare, non c'è perversione, che non esiste normalità o deviazione da essa, che si può essere persone mirabili al di là dei gusti sessuali. Ma l'estrema attualità della Covito sta anche nel riconoscimento del ruolo dominante che ha cominciato ad assumere la donna nella società moderna. Tratto fondamentale del percorso letterario della scrittrice campana è la preminenza data alle donne all'interno del gruppo dei personaggi; le figure femminili nei libri della Covito sono sempre più forti, superiori intellettualmente all'uomo(unica eccezione fatta per Camacho).Questo appare debole, proprio nella sua certezza di essere più forte. Sono sempre le donne a controllare il gioco, ad usare la controparte maschile. L'ansia e l'inquietudine sono, in questo contesto, quelle dell'uomo, che non trova più un suo ruolo preciso, che sembra essere quasi superfluo. Quello della Covito non può essere considerato mero femminismo (accezione troppo riduttiva e banale) è, piuttosto, una risposta al maschilismo, alla presunzione dell'uomo di valere di più. Con profonda ammirazione : ) : ) : ) : ) Sarah Genovese Roberto Tossani <aws@SPAM?NO!artworkstudio.com> Valdobbiadene (38), Alì Babà, se non esistessero da sempre i ladroni, sarebbe rimasto uno sfigato per tutta la vita. Federica <netrambler@SPAM?NO!geocities.com> (31), Un saluto da chi ancora siede - e, per non deprimersi, legge - in attesa della seconda nascita. Barbara Summa <madrelin@SPAM?NO!xs4all.nl> Amsterdam (31), So di non dire niente di originale, ma La bruttina... e' stato il romanzo piu' liberatorio che io abbia mai letto, Del perche'... ancora di piu', Benvenuti in .... devo ancora rileggerlo un paio di volte (si, io sono di quelle che non leggono libri, devono rileggerli perche' leggo troppo in fretta, se fossi un uomo avrei magari problemi di eiaculazione precoce). Comunque, non ho ancora letto le traduzioni in olandese perche' hanno dei titoli bruttissimi, ma questi traduttori ci hanno capito qualcosa dei tuoi romanzi? O sono io che a furia di rileggere non ci capisco piu' niente? Carmen, io mi incazzerei alquanto (vabbe', fammeli leggere prima e poi ci torneremo). Comunque grazie per l'articolo sull'italiano integrato, ci ho impostato un corso di letteratura all'universita' popolare di Castricum, e naturalmente noi non leggiamo in traduzione. A maggio i responsi degli studenti. Per quanto mi riguarda la mia educazione sentimentale e' iniziata a 11 anni con Cosmopolitan ed ha raggiunto una fase critica con La bruttina stagionata. Per cui, grazie Carmen, come dice mia madre, e' sempre un piacere leggere le cose scritte da una ragazza intelligente. Greg Farnum <g.farnum@SPAM?NO!french-rogers.com> Troy, Michigan (49), Dear Ms. Covito, I just discovered your site, and find it very interesting. I printed off your article on Integrated Italian from World Literature Today and plan to read it when I get home (I'm at work now). By the way, have you seen the anthology Uomini e Vizi? I have a couple stories in that one. Sincerely, Greg Farnum claudia franceschi <alcor@SPAM?NO!energy.iy> corsico (36), Bene Carmen, ti riscrivo la mia recensione sul tuo libro piu' o meno come l'avevo scritta la settimana scorsa. Ho trovato in "ben venuti in quest'ambiente" finalmente un libro che non mi ha dato il tempo di respirare. Mi è piaciuta la storia, l'idea e soprattutto il ritmo serratyo del linguaggio che ti intrippa dall'inizio alla fine, ispirandomi a pensare con lo stesso ritmo. Forse è rallentato un pochino sul finale (che quando ti ho scritto per la prima volta non avevo ancora letto perchè mi ero imposta di centellinare la lettura, come con un buon bicchiere di vino), ma comunque la mia prima impressione non è cambiata. Non ho voluto , invece, perdermi in disquisizioni sui significati reconditi e nascosti, perchè ho preferito prendere la storia per quello che è. Comunque questo libro l'ho comprato perchè già "La bruttina stagionata" mi era piaciuto moltissimo, (sono di Milano, ed è stato bello inserire il racconto nei suoi luoghi veri) ma perchè il film è stato girato non mi ricordo dove? Aspettando il prossimo... saluti Claudia |
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