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Il Libro dei Lettori
The Readers' Book
1

Luigi Caputo
<luigi@SPAM?NO!diemme.it>
Rende (CS) (26),

SOGNI NORMALI
"Benvenuti in questo ambiente" è la storia di più temporali di cuore. Tempeste che spazzano via certezze, ma che soprattutto distruggono per ricostruire. Ricreare rapporti, relazioni, destinate a vegetare immobili in una realtà morente, alla quale i due cuori (ma anche polmoni, visi, gambe, braccia, perché è la fisicità, asprae schietta, a dominare) di questo temporale, Nureddin e Lucia, trovano una fuga alternativa. I due, così diversi, così antitetici, vengono accomunati dalla stessa solitudine. Essere soli fa bene, purché non ci si illuda di essere speciali: Ugo e Sandrina non vivono la loro solitudine esistenziale come catarsi verso uno status di speranza. La loro è una condizione destinata a non evolversi, a non mutare aspetto. Nureddin e Lucia invece sì: il loro essere figli di una disperata speranza li aiuta a cercarsi e a trovarsi, a capirsi e ad accettarsi, al di là di ogni rispettivo complesso esistenziale. Lui, il sempre alieno, ripudiato da una cultura in cui non è stato mai costretto a riconoscersi, e Lei, la ribelle di buona famiglia ora ridotta ad indossare le vesti di una sepolta viva per il bene dei figli in virtù o a causa dei quali ha annullato ogni aspirazione umana e sociale: tutti e due, estranei al loro ambiente, all'interno del quale, peraltro, accolgono chi bussa alla porta, perché se ne fidano, perché si tratta comunque di espressioni che sanno di vita, e che viaggiano dirette verso la coscienza della propria identità cercata. Ma la voglia di essere normali, al di là di ogni particolarità, emerge come acqua che sgorga dalle sorgenti più profonde dell'anima: la storia, che inizia in un contesto decisamente asettico e poco incline ai sentimentalismi, si dipana lungo naturalità che oscurano ogni forma espressiva fatta di artefatto e costruito. Non a caso, l'insoddisfazione di chi, come Ugo e Sandrina, vive per cambiare le cose (siano nasi o seni, o piccioni o ragni), resta testimone distratta e scialba di una normalità pulita, naturale, limpida, attraverso cui la semplice comunione di corpi che investe, tra le altre cose, Nureddin e Lucia, si eleva a comunione di vite, in cui trovano posto i sogni. Sogni normali, perché generati da vite che rivendicano la propria normalità.
(L.C.)
Marco Cavalli
<>
Vicenza (),

Cara Carmen, ecco la recensione che avevo scritto in occasione del tuo incontro con i lettori di Vicenza: sono mesi che gira per le anticamere della carta stampata e non ha mai trovato spazio. Eppure, non mi sembrava più ingombrante di tante altre... Cordiali saluti e grazie per l'ospitalità su questa pagina elettronica.

"Non venirmi vicino! Non andartene!" Questa, che potrebbe benissimo essere l'invocazione di un Frankenstein moderno venuto in possesso di una qualche coscienza di sé in quanto creatura artificiale e subito stremato dall'urgenza di rompere il ghiaccio con chi gliel'ha procurata o di rompergli il collo per averlo fatto, è invece una delle paradossali espressioni ibride, una via di mezzo tra la supplica e il comando, con cui Lucia, la Dama virtuale protagonista dell'ultimo romanzo di Carmen Covito ("Benvenuti in questo ambiente", Bompiani editore), si rivolge al giovane tunisino Nureddin per invitarlo a starle vicino mantenendo le distanze. Un desiderio "indiscreto" e un po' troppo umano per una donna che pretende di essere un'intermittente apparizione elettronica, un'immagine computerizzata insolitamente ironica, chiacchierina e beninformata, ma pur sempre segregata nel guscio del suo interfaccia digitalizzato. Tuttavia, anche la creatura informatica più affidabile e sofisticata può andare in cortocircuito quando, all'interno del suo ambiente asettico e funzionale, si materializza una presenza assolutamente "fuori programma". In questo libro, il suo migliore e sicuramente quello destinato a essere maggiormente valorizzato col passare del tempo, Carmen Covito dà l'impressione di voler raccontare una storia dei nostri tempi sotto forma di una favola come ne abbiamo sentite tante, una favola completa di Principe Splendente patito dei videogames, di Principessa Ylenia prigioniera del fratello fuori di testa - Mago sì, ma della chirurgia estetica - nonché di Dama Velata relegata nelle segrete di un Castello padronale multiaccessoriato e pieno di trabocchetti. Con una variante notevole rispetto allo schema tradizionale della favola: l'eroe stavolta è un Feroce Saladino di neppure vent'anni il quale, sfregando quella versione moderna della Lampada di Aladino che è il computer, vede uscirne, al posto di un Genio, una donna in carne e ossa. E' la magia dei tempi moderni: quando non si sa più cosa inventare nel campo della tecnologia e della manipolazione biologica per mettere in liquidazione l'uomo e lanciare sul mercato la sua copia artificiale, allora il massimo della fantascienza diventa la scoperta che dentro il cavallo di Troia della macchina senziente può nascondersi un uomo umano ansioso di prendersi le sue rivincite, un Viktor von Frankenstein finalmente risoluto a realizzare il suo progetto più impegnativo, la costruzione di se stesso. E siccome nelle favole sono sempre gli sguatteri o gli staffieri a togliere le castagne dal fuoco ai loro padroni, liberandoli dagli incantesimi e dalle apparizioni che ne infestano le dimore, toccherà a Nureddin trasformare di nuovo in una donna di robusti appetiti una Dama che sa essere intraprendente e colta e spiritosa solo quando frappone tra sé e gli altri il diaframma di uno schermo a cristalli liquidi, una Lucia che per brillare di luce propria deve vivere nella finta luce di una cantina, tormentata e soccorsa dai propri figli, occupata a proteggerli dall'azione desertificatrice dei loro cervellini geniali, facendo da cavia ai loro tutt'altro che geniali esperimenti. Non sarà un'impresa facile per il giovane tunisino, e la sua non è una storia che si lascia riassumere in due parole, perché "Benvenuti in questo ambiente" è per molti aspetti un romanzo sulla difficoltà dei rapporti sociali e delle relazioni umane più elementari di trovare un clima che non sia "da favola" per esprimersi: uno spazio fisico che sia davvero "quello che capita", e non una nicchia informatica preliminarmente cablata per eliminare come insignificanti le sfumature implicite in ogni discorso, le discontinuità rivelatrici di qualsiasi comunicazione di idee. E' una fortuna che i datori di lavoro di Nureddin, il dottor Ugo Digrosso e sua sorella Sandrina, se lo portino in casa convinti che da un extracomunitario di quell'età e magrezza e grado di alfabetizzazione - un ragazzino che per giunta si sente emarginato dalla propria comunità di appartenenza - ci si possa aspettare di tutto tranne che sia portatore sano del virus più pericoloso di tutti, quello della dignità politica, quello che fa dire "io" alla persona che se lo becca. Ma l'ambiente dei Digrosso sembra a prova di bomba batteriologica. Saldamente a capo della Sansoft, multinazionale provinciale del computer in incessante espansione, la nevrotica Sandrina non solo ha modificato i suoi legami con la realtà naturale, ma ha creato un mondo esterno indipendente dalla realtà e reale per lei più della realtà stessa. L'umanità che popola questo mondo, per essere quella nostra contemporanea che tesse frenetica la sua ragnatela di joint-ventures da un vertice all'altro del quadrilatero economico Desenzano-Brescia-Verona-Vicenza, non appare meno artificiale e programmaticamente bisognosa di revisione delle tecnologie in cui commercia. Davanti allo sguardo sbigottito di Nureddin, sfila tutto un campionario di uomini e di donne handicappati da un'ipertrofia intellettuale che li fa guardare ai loro umori fondamentali come a delle primizie fisiologiche o a dei focolai di infezione, una teoria di lemuri abitanti in milieu tanto più simili esteriormente a castelli medievali da fiaba quanto più il loro interno si rivela rarefatto, uterino, disinfettato - e gremito di mezzi per comunicare in misura inversamente proporzionale alla voglia e alla capacità di farlo. Oltre a nutrire un'avversione per l'entusiasmo giovanile che oscilla tra il sogghigno e il disgusto, Sandrina Digrosso e la sua cerchia coltivano uno scetticismo che è davvero il meno compromettente che Nureddin abbia mai conosciuto, perché non fa nemmeno la fatica di negare: ignora. Bisogna compiere uno sforzo deliberato, della intelligenza e della sensibilità nervosa, per star dietro alle mosse a dir poco scoordinate di questi personaggi vagamente chagalliani, che somigliano tutti in maniera allarmante a sculture antropomorfe in perspex e lamiera verniciate con una mano sommaria di smalto fosforescente e avviate da un meccanismo a molla. L'isteria transistorizzata che li coglie non appena si trovano alle prese con un banale problema di ordine pratico che precluda l'utilizzo di congegni tecnologici (spalare la neve per ripartire dallo chalet isolato, noleggiare un'auto per ovviare allo sciopero dei treni) dimostra che in loro (in noi?) l'intelligenza ha cessato da un pezzo di essere considerata la facoltà di risolvere problemi ed è diventata un attributo estetico, una specie di griffe decorativa stampigliata sulla superficie del loro traballante amorproprio. Sia il fidanzato di Sandrina, Marco Ascolti, sia la sua assistente Annapaola Perini, e con loro molte altre figure del libro, si comportano come processori formati da un certo numero di istruzioni che vengono eseguite parecchie volte di seguito, ciclicamente, e che si interrompono soltanto quando incontrano una qualche condizione di chiusura. Quando la condizione di chiusura manca, questi euforici rampolli della generazione postindustriale vanno avanti all'infinito a ripetere la stessa istruzione, girano a vuoto e in tondo come automi impazziti, mentre Nureddin riesce a restituire carne e sangue a Lucia - estraendola, per così dire, dalle macerie della sua femminilità - proprio perché si rifiuta di corrispondere a uno stereotipo prestabilito per lui, perché nell'accogliere l'invito della giovane Annapaola smagata e belloccia ne dribbla la conclusione scontata, mandando in tilt ogni aspettativa di accondiscendenza a buon mercato da parte sua e riducendo in mille pezzi l'icona dell'aitante extracomunitario in braghe di tela e bisognoso di affetto disposto a chiudere gli occhi di fronte a qualsiasi stravaganza pur di ricevere un supplemento di calore umano.

Marco Cavalli
Roberto Peloi
<bob@SPAM?NO!freemail.evo.it>
Udine (44),

Il sito e' veramente carino come la bruttina stagionata.Tu sei simpatica.Comprerò altri tuoi libri.
2COOL2BSTR8
<>
citizen of the world (),

IO E CARMEN, vista da un lettoreUna nuova adepta dello splatter? Del Pulp? Dell' UNO DI DUE UGUALE A ½ PER TRE ALLA QUARTA ? (certo che quell'uomo quanto ad aritmetica e' preso un po' malino) Dell' emorragica visione della vita come ciclo mestruale, bacchica follia di ormoni- carrarmati, che neanche un tampax dalle dimensioni giurassiche riesce a contrastare ?Scordatevelo. Abbiate pieta' di chi si pubblica per comunicare e non per salire su di un podio con critici pronti a flashare (o flesciare, come direbbe lei) contro quello/a/ it etichette autoadesive prestampate da marketing di una domenica da Novantesimo Minuto.La verita' e' che questa Covito (o come piu' di una volta da me mispellata... Convito... forse perche' mi ci vedo a tarallucci e vino con lei) merita di essere letta ed offre un'ottima iniziazione a chi, non sapendo da dove partire, inutilmente (e piu' per sfoggio che per cultura) si cimenta con classici russi ed ignora la realta' quotidiana che lo/la circonda.Sappiamo poco della sua vita: un matrimonio con un giapponese, attivita' di copywriter, da pochi anni scrittrice (una bimba di 4-5 anni, considerando la sua seconda nascita, primissimo esperimento di autoclonazione interna che nulla ha da invidiare a Dolly). Ma quello che Carmen ci da' con i suoi scritti (o per dirla all'italiese, con le sue parole- processate) e' molto piu' della sua stessa mera lista di eventi privati con date approssimative. Innanzitutto, non solo si rivolge alle donne sensu strictu ('sto termine mi ha sempre fatto paura... suona tipo castrazione d'abbacchio...eh, la ridondanza...) ma anche a quelli che si sentono donne, che amano le donne, che le usano e le disprezzano, che le adorano e le immolano (ma loro, i carnefici, non si immolano mai?), che con le donne ancora non hanno avuto a che fare o che credono di poter pubblicare un manuale da Don Giovanni del "Minto" distribuito su scaffali unti di un supermercatino rionale.Lei stessa, come tutte, ha probabilmente sperimentato (o almeno cosi...trasuda dalla sua bruttina stagionata) ogni singolo stato d'animo di quella condizione femminile che e' ormai stufa di trincerarsi o rispecchiarsi invano nell'anti-conformismo demode' della femminista ritentiva standardizzata (o STANDADDIZZATA, con tanto di biscione al collo e spruzzatina di "!!!Matta da Morrirre!!!", una specie di imitatio putre di Chanel... Canale Fognario no.2/bis,) E che per chi vive all'ombra della Madonnina, "LA BRUTTINA STAGIONATA" aiuta a diradare le nebbie invernali, soprattutto nell' hinterland (si badi bene, non inter-land!), offrendo una sana compartecipazione alla vita di molte donne ( e perche' no, di molti uomini) single che affollano strade e quartieri dell'isola meneghina.Ma due sono le cose che ho, con grande piacere imparato ad apprezzare:1- per dirla cosi' come una mia amica, con grande effetto si e' espressa: "per una donna fare sesso occasionale non e' cosi' indolore... non foss'altro che, fisicamente, l'uomo si svuota e la donna si riempie". Si arrangino i falsi moralisti per questa affermazione, ma l'ho trovata disarmante e efficacie. E' la donna che porta un peso, fisico ed emotivo, con cui deve mettersi alla prova, per ribilanciarsi e riconfermare la propria identita'. E se una scoperta tale entita' viene fatta da un uomo come me (sempre che all'anagrafe non mi abbiano cambiato i connotati in quanto gay)... beh... vuol dire che la cara Carmen sa ben usare i suoi "strumenti";2- "PER UNA DONNA UN UOMO SOLO E' TROPPO: CE NE VOGLIONO DUE!!!" e"E FINGENDO PER AMORE DI APPOGGIARSI ALLA MANO DI LUI, MARILINA E' SUBITO DI NUOVO IN PIEDI DA SOLA"No comment. Sono stato molto felice che un'altra mia amica si sia intelligentemente annotata questa "quote" sulla sua lavagnetta, tra appunti della spesa, fiori e freccie e mandala da telefonata che si allunga e che ispira creativita' (non capisco perche il riflesso orecchio-ESTERNO-TIMPANO-martello-incudine-staffa-nervo acustico- cervello- arto superiore-indice-CLIC sia cosi' inibito in quei casi!!!).Potrei stare qui a raccontarvi la trama... ma fareste meglio a leggervi il libro. Io, intanto, mi congedo ed inizio "BENVENUTI IN QUESTO AMBIENTE".
Mimmo
<m_dg@SPAM?NO!hotmail.com>
Vancouver,BC Canada (27),

Cara Carmen, come aspirante scrittore, fuori dall' Italia per un po', alla ricerca di stimoli che mi aiutino a maturare sotto l'egida dello strausato e nauseante concetto di globalizzazione, volevo ringraziarti. Si', un grazie perche' credo che tu sia una dei primi autori ad avere proposto un nuovo concetto di fare "libri", "editoria" e "cultura", al passo coi tempi. Non so quanto valga la mia opinione in questo caso... so solo che ti auguro il massimo e prometto di fare in modo di avere il tuo nuovo libro (anche se qui, Vancouver Canada, non e' proprio facile!). Ciao Mimmo P.S.: Bel sito: non podio con tribune e alloro, ma piazza con chioschi e panchine... : ) Proprio vero : BENVENUTI IN QUESTO AMBIENTE!!!
maria chiara
<>
(),

Cara Carmen, mi sento di darti del tu anche se ancora non posso rivendicare il diritto di darti dell'io. Sono molto incuriosita dal tuo romanzo che ho scoperto per caso da un recensione e quindi da questo sito così originale e moderno. Oggi è festa e anche se tutti i negozi sono aperti per il solito mercato di Natale, non sono uscita. Conto però di comprare il tuo libro domani, e giuro che sono ansiosa. Sono io stessa un'entità che navigando (anche se ancora in via sperimentale) cerca di ritrovare se stessa. Ciao.
Loris
<Loris@SPAM?NO!cryogen.com>
Vicenza (33),

Si è ri-ri-sposata zia Annalisa. Le ho regalato il tuo libro. Speriamo le porti più fortuna del penultimo marito (frattura multipla della clavicola destra). Buona fortuna a te e a lei. Salutoni anche al tuo padre putativo - il maestro Aldo Busi.
Roby
<>
(),

Ho iniziato a leggere il tuo libro... ti farò sapere... intanto complimenti per il sito
Francesco Trombetta
<francescot@SPAM?NO!deanovell.unian.it>
Milano (28),

Cara Carmen, il computer rende tutto immagine, anche le parole, scomposte in pixel. Ma tu scrivi, su computer, un romanzo, un libro di parole, il tuo terzo libro, una storia in cui si parla anche di computer, a cui si accede come in un programma di computer per successive opzioni. Sei quindi convinta che le parole, le storie hanno qualcosa che non si riduce solo a immagine, un corpo che va toccato a tutti i costi. Magari anche manipolato, modificato, clonato, ma in ogni caso intervenendo decisi, senza pudori e in modo non virtuale. Anche nel tuo terzo romanzo ci sono personaggi che non hanno esitato ad intervenire chirurgicamente sulla propria psiche. Molti, ai tempi della "Bruttina stagionata", vista la tua ironia, ti presero per una scrittrice in qualche modo consolatoria: il che è un insulto. Marilina impara, sì, che non bisogna farsi mettere paura dalla vita anche se si è ormai non più giovanissimi/e né tanto meno al top dell'apparire fisico, perché c'è ancora una buona probabilità di mettere paura noi alla vita, una volta tanto. Ma si è equivocato il seguito: nessuno garantisce che Marilina abbia ottenuto quello che sognava da adolescente. Anzi succede il contrario: in fondo il tuo romanzo parla della morte di una donna, la Marilina fedele agli stereotipi di tv e mammà, che la condannavano al ruolo di sbiadita bruttina, da uccidere per farne nascere una donna nuova. Dal tuo secondo libro a uscire malconcio è il mito dell'amore romantico. La storia raccontata dimostra che l'amore eterno è una bufala solenne: una persona matura e non disturbata può avere il suo più grande amore da sola, senza soffrire, anzi essendo felice, perfettamente accettando di non possedere mai l'altro, senza ricorrere a quelle ridicole strategie da rotocalco, diversificate a seconda che l'oggetto d'amore appartenga all'uno o all'altro dei cinque o sei o più sessi in cui si divide il genere umano. Ecco, questa mi sembra la cifra del tuo scrivere, confermata nell'ultima opera: tu parli di uomini nuovi, nuovi nel corpo, magari modificato dalla plastica, nuovi soprattutto nella mente, individui che non hanno paura di proseguire oltre lo scontento del nostro occidente. Secondo me, tu non ti limiti a scrivere romanzi, ma ci stai proponendo, nel tempo, una vera e propria teoria postmoderna dei sentimenti umani. Una serie di teoremi per raggiungere una superiore forma di sanità mentale, ciascuno non enunciato apoditticamente bensì dimostrato con una storia, un racconto, avvincente, ilare, ironico, smaliziato, ben costruito. Ecco forse spiegata la tua passione per la scrittura del settecento inglese, anti-intimistica, disincantata, non enfatica.In "Benvenuti in questo ambiente" il racconto ci convince che una persona umana è tanto più completa quanto le sue scelte e il caso l'hanno resa sola, capace di uscire da tutti gli schemi imposti siano essi estetici o istituzionali (abbondano le famiglie mancate, inesistenti, finte o replicanti e instabili). Certo il percorso verso la maturità può essere anche una strada di segregazione progressiva dagli altri, di recisione di intere parti di sé. La normalità e la diversità sono comunque attributi in un gioco di ruolo, dipendono solo dal contesto. Per cui non è il caso di preoccuparsene troppo. Del resto nella solitudine raggiunta e accettata, l'io non è granitico anzi si moltiplica come un frattale, nelle cui pieghe si possono stipare i propri dolori in modo da renderli inoffensivi, visto che cestinarli è impossibile. Ma in queste pieghe si può anche fare entrare l'altro, senza adottare schemi prefabbricati. E senza che sia più "altro" ma "io" anche lui. Grazie quindi per questo libro. Mi ha innanzitutto divertito. Ma poi, maturata la lettura, mi ha convinto che la lotta col mondo e il desiderio dell'altro sono strumenti di vita troppo importanti per fotterceli in una partita truccata Innovazione contro Tradizione. Specialmente oggi che l'interattività a distanza sembra perfetta per chiuderci davanti a un video a fingere di non essere soli.Francesco Trombetta

Aldo Busi
<none>
Montichiari (49),

Cara Carmen, voglio regalare uno slogan al tuo nuovo romanzo: Per tutte le donne navigate e per i loro amanti dello schermo: una struttura narrativa insolita e stregonesca.

       
 
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