Regina, detta Gina
di CARMEN
COVITO
Eccolo lì, di nuovo: "La sera del 30
agosto scorso in piazza Garibaldi donna in preda a una crisi di alcolismo
ha consegnato la propria adorata cagnolina a una persona sconosciuta.
Regina è una cockerina bionda, taglia medio-piccola, buon pedigree,
leggera tendenza a perdere ciocche di pelo ma molto affettuosa. Telefonare
a...", aspetta e spera, cara mia. Sono già quattro volte che vedo
questo annuncio ripetuto nella rubrica "Compagni non-umani" di Chicercatrova,
è una rivista quindicinale gratuita, me la infilano sempre nella
cassetta della posta, e io la leggo, e questo annuncio l'ho notato perché
io in piazza Garibaldi ci abito, cioè, abito in questo monolocale
strettino che però ha una finestra sulla piazza. Così, quella
sbronzona insiste a voler ritrovare la sua cagnolina. E dopo tanti mesi!
Ma dico io, se adesso che è febbraio la rivuole, perché
quando era agosto l'ha data via? E comunque questa storia della tendenza
a perdere il pelo non è vera: ai cani basta dargli le cose giuste
da mangiare, mica pasticci e dolcetti, e fargli fare tutto il moto che
ci vuole, che così si prendono due piccioni con una fava, perché
quando la mia Gina si è inzaccherata rotolandosi nelle aiuole dei
giardinetti e corre su per le scale di casa tutta contenta e piena di
terriccio e foglie secche, è proprio impossibile dimenticarsi di
rinforzarle il suo bel mantello dorato spazzolandolo bene con l'apposita
spazzola per cani a pelo lungo, che ho comprato da "Tutto per i vostri
beniamini" il giorno dopo che quella sbronzona in lacrime me l'ha buttata
in braccio e se n'è andata lasciandomi piantata come una scema
sotto gli olmi di piazza Garibaldi.
Il fatto è che quella sera in casa mia faceva un caldo soffocante,
anzi no, non era che facesse proprio caldo, in effetti ero io che avevo
le scalmane, mi erano cominciate giusto il giorno del mio quarantottesimo
compleanno, vampate di calore insopportabili, di punto in bianco diventavo
una fontana di sudore e mi sentivo così fiacca, così depressa...
ma ora non ce le ho più e devo ringraziare Gina per questo, e anche
per un sacco di altre cose, però insomma, quella sera sudavo e
non riuscivo a dormire, così ho guardato gli alberi dalla finestra
fino a molto tardi, mi sembravano sempre più freschi, perciò
mi sono detta "al diavolo, chi se ne importerà di una vecchia che
passeggia da sola di notte? e comunque la borsa non me la porto", e sono
scesa a fare quattro passi nella piazza deserta. Che però deserta
del tutto non era. Tra le macchine parcheggiate ce n'era una con tutte
le luci accese, e dentro c'erano due che litigavano. Lui era parecchio
più giovane di lei, lei avrà avuto la mia età, ma
era elegante, pettinata benissimo, magra ma di quel magro così
tipico delle signore ricche, e infatti scintillava, era tutta un gioiello.
Soltanto quando lui ha aperto lo sportello e l'ha buttata fuori mi sono
resa conto che la signora aveva alzato il gomito. Barcollava sul marciapiede
come un birillo in abito da sera. E continuava a uggiolare con un tono
lamentoso "Ma, amooore...". Ciucca persa. Poi, è volato giù
il cane. E mentre lei tutta sbilenca si curvava a raccattarlo e faceva
di nuovo "Ma, amooore..." però stavolta rivolgendosi al cane, ecco
che il giovanotto richiude lo sportello, mette in moto e se ne va. Lei
con il cane in braccio si è azzittita e si guardava intorno. Non
appena mi ha vista mi si è avventata addosso che quasi cascavamo
tutte e due e ha cominciato a lamentarsi: e che gli uomini sono mascalzoni,
e che vogliono averle tutte vinte, stupidate così, però
piangeva da far pena. E sembrava sudata e rossa in faccia, sicuramente
aveva le scalmane anche lei. Tanto che io stavo quasi per invitarla a
salire da me, perché, anche se io ricca non sono, un buon caffè
potevo permettermi di offrirglielo, quando è tornata la macchina.
Il giovanotto ha aperto lo sportello e ha urlato: "Sali! ma lascia giù
quello schifo di cane". E questo è esattamente quello che ha fatto
lei. "Per favore la prenda si chiama Regina è buonissima" ha detto
tutto d'un fiato, e chi s'è visto s'è visto. Non ho preso
la targa, ero troppo occupata a tener ferma la bestia spelacchiata che
guaiva e si divincolava. Poi ho pensato: "Ma io non ho spazio, non ho
tempo", perché io lavoro, da quando ho divorziato da quel buonaniente
manesco del mio ex marito (che sollievo! non ne potevo più) faccio
la collaboratrice domestica free-lance, cioè, insomma, mi guadagno
da vivere con le pulizie a ore, così, facendo mente locale, ho
messo a terra l'animale e stavo per andarmene. E allora Gina ha smesso
di guaire e mi è si appiccicata alle calcagna. Tremava tutta, poverina.
Eh già. Cagnetta da salotto ma mica stupida. Si dev'essere vista
da sola tra i pericoli della città e si è presa paura. E
anch'io l'ho vista, per un momento, spiaccicata sotto un tram. Perciò
me la sono tenuta. E ho fatto bene. Non avevo idea di quante conoscenze
può fare una ragazza di mezza età portando a spasso un cane.
Io di domenica la mia Gina la porto fino ai giardini pubblici, quelli
grandi con il laghetto e le papere e i cigni, ed è stato proprio
là che, oltre a Giorgio e a Filippo e a Rosa che fa l'estetista
e a quel civettone del professor Almagià che mi sta facendo una
corte sfacciata ma io preferisco Giorgio, è simpatico Giorgio,
ha una piccola ditta di spedizioni ed è tanto gentile... be', insomma
è stato là che ho conosciuto anche la dottoressa Battistini
con il suo alano arlecchino, e parlando del più e del meno è
venuta fuori questa faccenda dei cerotti di estrogeni che io non sapevo
mica, e adesso li sto usando da soltanto tre mesi e mi sono già
passate completamente le scalmane e mi sento benissimo. Gina, è
inutile che fai gli occhioni patetici per commuovermi: l'ho capito anch'io
che, se la tua padrona di prima insiste che ti rivuole, vuol dire che
ti rivuole sul serio... Buona, su, non leccarmi la faccia, che mi rovini
il trucco che ho appena imparato a farmelo! Adesso le telefoniamo, alla
tua padrona. Mica ho bisogno della compagnia del cane di un'altra, io.
Mica sono una vecchia arraffona, io. Mica sono randagia e abbandonata,
io. Quella lì, invece, mi sa tanto... Chissà, magari il
giovanotto l'ha piantata di nuovo, o magari è lei che si è
decisa a piantare lui perché si è resa conto che, tra te
e lui, l'unico animale che le vuol bene sei tu. Però, prima di
consegnarti, alla tua padrona sbronzona le voglio fare io una predica
di quelle da levarle il pelo a ciocche... E sai che ti dico, Gina? Magari
poi le presento la mia amica dottoressa, che così si fa curare
anche lei e assieme ai disturbi della menopausa le va via anche la solitudine.
Racconto pubblicato nel fascicolo "L'età forte. Storie di donne per le donne", Fondazione Giovanni Lorenzini, edizione fuori commercio distribuita nell'ambito della campagna nazionale di informazione per la salute della donna in menopausa, 1997
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