Letture d'autore (archivio)
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Alessandro Barbero, L'ultimo rosa di Lautrec,
Mondadori, pagg 232, lire 29.000 |
Un pittore che inaugura l'arte moderna, uno
scrittore che sa restituire tutte le sfumature del passato,
un romanzo che corre a un ritmo di galop come le ballerine
del can-can, e siamo subito scaraventati nella vera natura
di quell'epoca che siamo abituati a chiamare "Belle époque".
Toulouse-Lautrec ne dipinse i colori più violenti, ma non
riuscì a salvarsi da un destino di vittima. In un clima emotivo
di straordinaria forza e intensità, Barbero ci fa entrare
nel dramma di Lautrec e ci scatena attorno tutta Parigi, brulicante
di vite che si incrociano senza incontrarsi, in cerca di denaro,
di sesso, di potere o soltanto d'amore.
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J. K. Rowling, Harry Potter e... (uno qualsiasi
dei quattro titoli finora tradotti in italiano), Salani |
Se vi vergognate o se siete inguaribilmente
troppo snob, fatevi accompagnare in libreria da un bambino.
Ma poi strappategli il libro e leggetelo voi. E non solo per
dovere di documentazione. La saga del maghetto con gli occhiali
ha totalizzato dappertutto le più alte tirature mai viste
e fenomeni inauditi come le folle di aspiranti lettori in
coda davanti alle librerie. Cosa sarà successo? È successo,
in effetti, che la fiaba è piacevole e così spiritosa da sembrare
quasi tirata fuori dallo stesso cappello a cilindro da cui
emerse Mary Poppins. Certo, a voler sottilizzare, la scrittura
non regge a quella prova del nove che è la rilettura,
ma la prima volta che si percorrono questi volumi, di non
esile mole, si rimane infallibilmente agganciati dalla voglia
di sapere come va a finire e intanto si sorride spesso e volentieri,
indipendentemente dalla propria età.
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Manju Kapur, Figlie difficili, Marsilio, pagg
362, lire 32.000 |
"Se c'era una cosa che desideravo al mondo,
era di non essere come mia madre". Così comincia questo bel
romanzo della scrittrice indiana Manju Kapur. E il perché
si capisce: per la giovane Ida, Virmati era stata una madre
silenziosa, irascibile, brusca. Quando il romanzo inizia,
la madre è morta e Ida, ormai una donna sola di mezza età
che si sente una ribelle triste, cede al senso di colpa e
cerca di capire che cosa c'era nel silenzio di Virmati. Interroga
i parenti, si mette sulle tracce del passato dell'India. Emergono
alla luce i contrasti feroci che hanno opposto tre generazioni
di donne in un ambiente dove il desiderio di libertà doveva
necessariamente scontrarsi con il peso della tradizione. E
mentre noi scopriamo tutto un mondo di violenze sommerse,
raccontato con una straordinaria vitalità espressiva, la figlia
scopre che anche sua madre aveva cercato in tutti i modi di
non essere come la propria madre.
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Ghost Dog - Il codice del Samurai, regia di Jim
Jarmusch, con Forest Whitaker |
Un killer nero e hip-hop che alleva teneramente
piccioni viaggiatori e regola la propria vita sul codice cavalleresco
"Hagakure" è impegnato a combattere contro
una masnada di mafiosi smandrappati.
Irresistibili le facce, intelligentissime le gag, deliziosi
i dettagli (non perdetevi i cartoni animati d'epoca che compaiono
regolarmente sui televisori dei mafiosi), mirabolante il ruolo
attribuito ai libri, sottilissima l'interpretazione di Whitaker.
Un gioiellino che si può vedere come una delle più
brillanti sintesi enciclopediche mai tentate né al
cinema né altrove sul concetto di contaminazione.
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Will Self, Grandi scimmie , Feltrinelli, pagg.
354, lire 35.000 |
Gli scrittori inglesi si permettono tutto, beati
loro: vi immaginate che successo potrebbe avere uno scrittore
italiano con un romanzo interamente basato su un capovolgimento
di prospettiva? Come minimo glielo mandano al macero prima
ancora di mandarlo in libreria... Per fortuna, i nostri editori
hanno una gran passione per le traduzioni. E quindi possiamo
leggere anche noi questa divertentissima e amarognola storia
di un uomo in crisi di umanità che si ritrova di punto
in bianco proiettato in un mondo alternativo dove gli esseri
intelligenti e dominanti non sono gli uomini ma gli scimpanzè.
Il romanzo di Will Self è una meravigliosa applicazione
della legge fondamentale del romanzesco, che per certi versi
è anche la legge fondamentale del delirio paranoide:
prendi un'allucinazione e curati di articolarla con logica
ferrea in tutte le possibili conseguenze (ah, e poi trovati
un buon traduttore: questro romanzo l'ha tradotto ottimamente
Francesca Albini, che secondo me deve aver fatto i salti mortali
per riuscire a trovare le buone soluzioni che ha trovato).
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Birgit Vanderbeke, Alberta
riceve un amante, traduzione di Riccarda Novello, Marsilio,
pagg. 97, lire 20.000 |
Per distruggere
una persona, si sa, non è sempre necessario mutilarla o ucciderla:
se si tratta di una donna, può essere sufficiente amarla.
Raccontare i disastri dell'amore e le tenui violenze dell'incomprensione,
da cui non sempre, o quasi mai, la mente delle donne ha imparato
a difendersi, è un'impresa però molto difficile, e specialmente
oggi, "in questa sottile realtà, in cui ormai a sembrare reali
sono rimasti quasi solo l'odio e l'omicidio e la morte violenta":
bisognerà battere la realtà al suo stesso gioco, essere più
sottili di lei.
La scrittrice tedesca Birgit Vanderbeke ci riesce benissimo,
con un libro che è sottile anche materialmente, meno di cento
pagine, ma è sorprendente per l'ampiezza e la profondità del
racconto: a quanto afferma il risvolto di copertina, questo
romanzo è stato accolto in Germania da "vere e proprie ovazioni
della critica". Per capire il perché, bisogna leggerlo. In
quanto a trama, infatti, non avrebbe niente di molto insolito:
Alberta e un tale Nadan si sono amati, hanno fallito, si rincontrano
e rischiano per un momento di ribaltare le certezze consolidate.
Tutto qui? No di certo.
Già la struttura stessa della narrazione è un piccolo miracolo
di equilibrio dinamico: l'autrice sposta per gradi impercettibili
il nostro punto di vista, prima rivelandoci che la storia
di Alberta è soltanto un racconto scritto da una traduttrice
felicemente coniugata e con figli, poi portandoci a sospettare
che quella finzione altro non sia che il suo vero passato,
ora pronto ad irrompere nella realtà attuale; e tutto questo
scorrere di piani narrativi è così fluido da non farci avvertire
il minimo segnale di artificiosità.
Ma il principale pregio del racconto sta nella sua scrittura,
singolarmente piana e nello stesso tempo complessa, movimentata
da punte di ironia che si intrecciano a considerazioni sempre
molto concrete perfino nell'analisi delle oscillazioni psicologiche
più indicibili: cose come "La giornata ebbe inizio con Nadan
che andava in bagno e mi accorsi di non essere abituata a
sentire i rumori di una persona diversa da me mentre usa la
stanza da bagno", dopodiché la protagonista verifica che "avevo
perso la voglia di quell'amore e non riuscivo a immaginare
che mi potesse tornare".
Nessuna singola citazione può, però, dare conto della perfetta
verosimiglianza dei movimenti psichici e sentimentali di questi
personaggi: è attraverso la loro concatenazione che Birgit
Vanderbeke fa fiorire, per tocchi segmentati, una intera realtà.
Accattivante? Sentimentalistica? No, al contrario: assolutamente
sgradevole, soprattutto per chi pensa che l'amore tra gli
uomini e le donne sia una faccenda innocua. Non lo è mai.
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Luca Masali, La perla
alla fine del mondo, Mondadori Urania, giugno 1999, pp.
349, lire 7.000 |
Da: carmen@carmencovito.com
A: luca.masali@tiscalinet.it
Caro Masali,
ho appena letto "La perla alla fine del mondo" e vorrei farti
i più calorosi complimenti: mi è piaciuto molto (bei personaggi,
trama divertente e coinvolgente, affascinanti i riferimenti
al fondamentalismo islamico di oggi mescolati all'ambientazione
'roaring twenties imperialisti', deliziosi i crolli finali
in stile 'Atlantide rivisitata da Indiana Jones', più tutte
le altre pressoché infinite citazioni ironiche di luoghi classici
dell'immaginario fantascientifico e non). Trovo superba l'invenzione
dei 'chador a luce negativa' delle Tetradi. Veramente un buon
lavoro!
Da: luca.masali@tiscalinet.it
A: carmen@carmencovito.com
Carissima Carmen,
grazie per la bellissima e-mail! In effetti, il tuo messaggio
mi ha emozionato al punto che l`ho messo sulla mia home page
http://members.tripod.com/Luca_Masali/ con un link al
tuo sito. Se la cosa non ti spiace, lo lascerei la`, a disposizione
dei cybersurfer.
Da: carmen@carmencovito.com
A: luca.masali@tiscalinet.it
Caro Masali,
ma no che non mi spiace, anzi... Alla fine di questo minuetto,
potremmo aver smentito chi dice che pensare a una comunità
tra scrittori in Italia è pura fantascienza...
:-)
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Domenico Fiormonte e Ferdinanda
Cremascoli, Manuale di scrittura , Bollati Boringhieri,
pp. 328, lire 50.000 |
Come si fa una
tesi di laurea ci è stato spiegato anni fa dal più brillante
dei professori-romanzieri italiani, ma nessuno gli aveva poi
fatto eco spiegandoci altrettanto bene come si scrivono un
verbale di condominio, un curriculum vitae, un comunicato
stampa, un libretto di istruzioni, un articolo di divulgazione
scientifica, una recensione, un discorso politico, un messaggio
di posta elettronica eccetera. Adesso, c'è questo manuale
che affronta in modo approfondito e originale i processi di
composizione dei più diversi tipi di scrittura quotidiana,
inclusa la scrittura elettronica, e vorrei raccomandarlo caldamente
non solo a chi non sa da che parte si prende una lettera commerciale
o un volantino, ma anche e forse soprattutto a chi vuol meditare
sul concetto di "editing". La trattazione infatti si serve
ampiamente di esempi pratici, dimostrando come bastino spesso
poche correzioni per trasformare un groviglio di parole annaspanti
in un modello di comunicazione ben riuscita. E tra le righe
ci sono anche delle buone dritte per i "creativi", come quella
suggerita da García Marquez: "Per scrivere bisogna
avere la convinzione di essere migliori di Cervantes... e,
naturalmente, la capacità di fare i tagli necessari".
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The Matrix, di Larry
e Andy Wachowski, con Keanu Reeves, Laurence Fishburne e Carrie-Ann
Moss |
All'inizio, sembra
tutto talmente già visto che una pensa: vabbè le atmosfere
cupe alla Metropolis, vabbè le citazioni da Blade Runner
e da un'altra valanga di film inclusi Pulp Fiction
e The Blues Brothers, vabbè la solita ovvietà dell'hacker
ultimo eroe della libertà, vabbè la non particolarmente originale
ambiguità tra reale e virtuale, vabbè la geniale trovata degli
esseri umani trasformati in batterie per alimentare le macchine,
vabbè Keanu Reeves belloccio come sempre e straordinariamente
meno pescelesso che in altri ruoli, ma dove starebbe insomma
tutta questa novità? Poi, mentre il ritmo incalza e gli effetti
speciali cominciano a bersagliarti a mitraglia, con la sensazionale
tecnologia flow-motion che trasforma le sequenze di combattimento
in velocissimi balletti aerei e con i guizzi di ironia che
aumentano in modo esponenziale, una si sbraca a bocca sorridente
nella sua poltroncina e se la gode alla grande. È tutto
vero: questo film segna un'era nuova nella storia del cinema.
I fratelli Wachowski (che una aspettava al varco dopo la loro
opera precedente, il magnifico Bound) sono riusciti
a ibridare il fumetto, il cartone animato, il film d'azione
e l'estetica del videogame facendo germogliare un genere mai
visto, e da vedere assolutamente. (Ah, e visto che ci siete,
date un occhio di riguardo anche alla navicella-sommergibile
"Nabucodonosor", che secondo me è un incrocio esemplarmente
steam-punk tra il Nautilus del capitano Nemo e una qualche
astronave alla Star Trek).
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Muhammad Yunus, Il banchiere
dei poveri, Feltrinelli, pp. 268, lire 35.000 |
Consiglio un saggio
che è insieme un trattatello di economia della solidarietà
e l'autobiografia di un personaggio così singolare che non
saprei definirlo se non come un "idealista pragmatico": Muhammad
Yunus, Il banchiere dei poveri. Yunus è un professore
universitario del Bangladesh che nel 1977 ha fondato la Banca
Grameen, un istituto che concede microcrediti per investimenti
produttivi solo ed esclusivamente a coloro che non possono
fornire alcuna garanzia. Organizzata con uno spirito un po'
da boy-scout (grande lavoro sul campo, molta insistenza sull'autodisciplina
assistita però da una forte solidarietà di gruppo), la banca
si è già diffusa in 57 nazioni, e non solo funziona, ma sta
anche trasformando le società in cui opera, perché la maggior
parte dei suoi clienti sono donne. Leggete questo libro e
capirete quanto può essere sovversivo dare credito a una donna.
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Elena Gianini Belotti Apri
le porte all'alba, Feltrinelli, pp. 252, lire 30.000 |
La scelta di un
libro, e soprattutto di un romanzo, non dovrebbe essere influenzata
da ragioni politiche; eppure, nella rabbia per il vuoto mentale
in cui sprofonda - o torna a sprofondare - la maggioranza
della nostra società civile e letteraria (clericalismo montante,
maschilismo alla riscossa, razzismo non ne parliamo, e intanto
l'editoria italiana ci rifila valanghe di idiozie New Age,
ma si può? sì, il guaio è che si può, e difatti lo fanno),
io mi sento spinta di brutto a desiderare un romanzo ideologico:
certo, proprio un romanzo "a tesi", dove la tesi sia indiscutibilmente
progressista, fortissimamente laica, solidamente vetero-femminista
e allegramente favorevole all'avvento di una società multietnica
e multirazziale, tie', lettore italiano medio, leggitelo dalla
prima pagina all'ultima, così impari. Il bello è che un romanzo
così l'ho trovato davvero. È il nuovo romanzo di Elena Gianini
Belotti Apri le porte all'alba che per giunta è anche
scritto bene, di un "bene" un po' all'antica, amabile, scorrevole,
piacevole e, come i libri precedenti della stessa autrice,
denso di un ferocissimo senso della realtà.
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Shakespeare in Love,
di John Madden, con Joseph Fiennes e Gwyneth Paltrow, sceneggiatura
di Tom Stoppard |
Ne hanno parlato
tutti? Ha vinto troppi Oscar? Fa niente, andate a vederlo
ugualmente. La ricostruzione d'epoca è sensazionale, il palleggio
di allusioni e rimandi ai testi del Bardo è d'alta scuola,
la storia d'amore sta in perfetto equilibrio tra sentimentalismo
strappacore e ambivalenza sessuale tosta, Fiennes è uno zucchero
e la Paltrow è da mangiare, la regina Elisabetta di Judi Dench
è un'interpretazione memorabile. Che volete di più? Io ho
divorato tutto a bocca aperta, orecchie tese e occhi sgranati.
Vi sollecito caldamente a notare e apprezzare un dettaglio
di grandissimo trash: i primi piani insistiti sulle unghie
di Will, nere d'inchiostro.
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L'occhio dell'architetto:
piccoli film su Milano
Openspace di via Marconi 1 (Arengario) dal 3 al 28 marzo 1999
lunedì-venerdì ore 11-17,30 - sabato-domenica ore 14-17. |
Se siete a Milano,
dateci un'occhiata. Sono i video realizzati dagli studenti
della facoltà di architettura del Politecnico, ai quali la
prof Galbiati quest'anno ha dato come compito: "mettere in
scena la città prendendo spunto dall'immaginario letterario",
cioè costruire un video sulla base di una descrizione o un'atmosfera
narrativa. Mica male come esempio di incitamento alla contaminazione...
E anche il catalogo è bello e viene fuori da un'ottima idea:
la copertina e il progetto grafico sono stati messi a concorso
tra gli studenti (ha vinto Anja Marjanovic').
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Antonio Faeti, La casa
sull'albero - Orrore, mistero, paura, infanzia in Stephen
King, Einaudi Ragazzi, pagg. 253, lire 20.000 |
Sembra che il
re dell'horror, strafamoso, straricco e stravenduto, si senta
un po' infelice perché vorrebbe avere anche qualche
bel saggio critico su di lui. Allegro, Stephen, eccotelo il
saggio! E per giunta bellissimo: completo, affascinante e
capace di darci un adeguato brivido di inquietudine, per esempio
quando Faeti spiega che King è grande perché
ha capito che oggi, "nel secolo del lager, di Hiroshima, di
Cernobyl, del Talidomide [...] l'orrore è il sigillo
della conoscenza: se non si entra in questa dimensione, non
si è saputo davvero". Per questo il "Grande
Raccontafiabe dell'Occidente" è riuscito a scrivere
quel Grande Romanzo Americano che tutti continuano a inseguire
senza sapere che l'ha già scritto lui: perché
King con le sue fiabe velenose ci racconta, in realtà,
la faccia oscura del Sogno Americano.
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Margaret Atwood, L'altra Grace, Baldini &
Castoldi, pagg. 505, lire 34.000 |
Due verità, due immagini di donna si
danno il cambio nella singolare persona di Grace Marks, cameriera
sedicenne, imputata di un orrendo delitto. Siamo nel Canada
della prima metà dell'Ottocento, e il dottor Freud
non ha ancora inventato l'inconscio, ma qualcuno sospetta
già che dietro le amnesie di Grace si nasconda qualcosa
di molto perturbante. La Atwood è una scrittrice di
prima grandezza, ed è ben assistita dalla luminosa
traduzione di Margherita Giacobino.
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Teresa De Lauretis, Pratica d'amore, La Tartaruga,
pagg. 302, lire 28.000 |
Freud però non aveva tutti i torti. Basta
rileggere le sue teorie come "finzioni appassionate" e si
potrà scoprire che le cosiddette perversioni sono la
vera norma del desiderio e che, semmai, il problema è
capire che cosa spinga mai le donne e gli uomini a mettersi
a giocare alla mamma e al papà. Non sto scherzando.
Questo saggio sui "percorsi del desiderio perverso" chiarisce
finalmente che ogni donna, etero oppure omo che sia, può
essere un soggetto di desiderio senza sentirsi per questo
meno "normale".
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Francesca Alfano Miglietti (FAM), Identità
mutanti, Costa & Nolan, pagg. 203, lire 30.000 |
A proposito delle trasformazioni che le nuove
tecnologie stanno operando sulla nostra maniera di vedere
il mondo, guardate un po' cosa succede nell'arte contemporanea,
dalla body-art estrema di Orlan, di Stelarc, di Marcel.lì
Antunez Roca, fino alle "macchine vive" che si fanno a pezzi
tra loro nelle performance dei Survival Research Laboratories.
Un libro tumultuoso, esagerato, esteticamente eccitante.
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Charlotte Brontë, Jane Eyre, I Classici
Classici Frassinelli, pagg.646, lire 29.000 |
Cos'è che avete detto? Che a voi, invece,
piace il passato? Avete perfettamente ragione. Eccovi qui
un grande romanzo d'altri tempi, con un'eroina che più
ottocentesca non si può. Ma sì, proprio lei:
Jane Eyre, l'istitutrice bruttina con il suo tormentato amore
per il bruttino signor Rochester, il quale non la può
sposare perché ha una moglie pazza rinchiusa in una
stanza del castello... Riletta adesso, nella magnifica traduzione
di Alessandro Gallenzi, la loro storia svela un aspetto finora
poco noto della narrativa delle sorelle Brontë: Charlotte,
come Anne e certo più di Emily, rivendicava fortissimamente
l'autonomia economica delle donne. Leggere per credere.
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Joyce Carol Oates, Notturno, Edizioni e/o, pagg.
136, lire 26.000 |
Un piccolo libro di grandi racconti. Straordinaria
è, in particolare, la storia dello straniero che, quando
gli cambiano l'interprete, vede cambiare tutta la realtà
che gli sta intorno. Ho detto "straordinaria"? Volevo dire:
"geniale". Questo racconto è la metafora efficace di
una constatazione che tutti, una volta o l'altra, dovremmo
aver fatto: ogni realtà nasce sempre da una traduzione.
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George Eliot, Daniel Deronda, I Classici Classici
Frassinelli, pagg. 998, lire 32.000 |
Vi ricorderete senz'altro il famoso inizio di
Via col Vento: "Rossella O'Hara non era una bellezza,
ma raramente gli uomini se ne accorgevano..." Be', sentite
quest'altro inizio famoso e ditemi se ve lo ricordate: "Era
o non era bella? ... Era il genio del bene o quello del male
a dominare in quegli occhi radiosi? Probabilmente il genio
del male...". Ho barato, d'accordo, non potevate ricordarvelo,
perché la prima traduzione italiana moderna di questo
grandioso romanzo del 1876 è stata fatta solo adesso
(da Olivia Crosio). Daniel Deronda racconta la storia
del "matrimonio d'azzardo" tra la seducente ma spiantata Gwendolen
e il ricco e nobile e sadico Grandcourt, con abbondanza di
colpi di scena e di finissime analisi psicologiche. Ed è
un romanzo audace, perché il generoso e strafigo Daniel
che attraversa la strada di Gwendolen è un gentiluomo
ebreo, cosa scandalosissima ai tempi della Eliot, ma soprattutto
perché la capricciosa, ambiziosa, frivola Gwendolen
è un'antipatica, esattamente come la sua contemporanea
Rossella O'Hara.
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Paul Auster, Il paese delle ultime cose, Guanda
pagg. 175, lire 24.000 |
Paul Auster sarà anche diventato celebre
per meriti non letterari (è quello del film Smoke),
ma è uno scrittore vero. Infatti questa fantascientifica
"lettera dall'inferno" di una donna che lotta per sopravvivere
in una città-stato governata da autocrati pazzi, dove
ogni cosa, inclusi i ricordi e il pensiero, si logora e sparisce
nella guerra di tutti contro tutti è un romanzo che
sembra "di genere" e non lo è.
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Jane Austen, Ragione e sentimento, Ritmi Theoria,
pagg. 376, lire 15.000 |
Se volete un antidoto al neo-romanticismo, eccolo
pronto: un sorso di romanticismo vero, e della più
bell'acqua. Riportato di moda dal film omonimo di Ang Lee,
"Ragione e sentimento" (cioè "Sense and Sensibility")
racconta gli amori paralleli di due sorelle, Marianne che
prende fuoco per tutto, Elinor che apparentemente è
piena di buon senso. Ma quale delle due brucia meglio e di
più?
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